E’ lo stesso sito web del Nuovo Teatro Verdi che ci informa, non senza una nota di compiacimento, di essere diventato un punto di riferimento in Puglia e tutto il sud Italia, per l’avveniristica costruzione e le prestigiose attività di spettacolo.
“”Con i suoi 40mila metri cubi di volume e 4.500 metri quadrati di superficie, il teatro s’impone allo sguardo esterno per l’imponenza della sua architettura.. Gli interni ruotano intorno a una sala di 650 metri quadrati, che dopo i recenti interventi di miglioramento può ospitare in confortevoli poltrone 995 spettatori, 658 in platea e 337 in galleria..
Al piano rialzato c’è l’immenso foyer, dal quale è possibile osservare, attraverso una grande pavimento di cristallo, il sito archeologico sottostante, per un’emozione unica al mondo.. il Nuovo Teatro Verdi è stato, quindi, inaugurato il 20 dicembre del 2006 con un concerto diretto da Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra «Luigi Cherubini».
Un momento indimenticabile per la città, che dopo quasi mezzo secolo ha ritrovato un contenitore adeguato alle proprie aspirazioni e riscoperto il grande teatro.” – Nuovoteatroverdi.com
Negli anni ’60, la città di Brindisi, si trovò in pieno boom edilizio senza lo strumento di un Piano Regolatore che potesse consentire lo sviluppo ordinato e funzionale della città.
In particolare, quando si trattò di realizzare il nuovo tribunale progettato dagli architetti C. Aymonino e S. Lenci, fu ripresa una vecchia idea del piano regolatore del ’34, mai realizzata, di totale sventramento dell’antico quartiere di S. Pietro degli Schiavoni.
Durante gli scavi, però, furono fatti importanti ritrovamenti archeologici di età romana, che costrinsero la Soprintendenza al blocco della costruzione destinando a parco archeologico l’intera zona (v. il nostro articolo sull’Area archeologica di S. Pietro degli Schiavoni – http://wp.me/p8GemW-rU) .
Proprio in quegli anni era stato demolito il vecchio Teatro Verdi in Piazza Cairoli, lasciando la città priva di un teatro; l’arch. Nespega, in quella circostanza colse l’occasione per proporre la realizzazione di un “teatro sospeso” sulle rovine romane con sistemazione urbanistica del quartiere. L’Amministrazione Comunale approvò il progetto e concesse l’area del vecchio Teatro Verdi (oltre 2.000 mq) in cambio della costruzione del teatro.
In pratica, i resti romani che si trovavano a circa 2,5 m. di profondità rispetto alla strada, venivano coperti da una struttura metallica ad una campata, con la vista dei reperti possibile sia dalle vie circostanti sia dal foyer (salone di intrattenimento ndr). Nella relazione del progettista: “la struttura ha creato la forma architettonica in modo da avere sotto ogni punto di vista una visione d’insieme chiara e staticamente razionale”.
L’ossatura e l’involucro dell’edificio sono in struttura metallica, e, tutte le facciate ricoperte da pannelli modulari. Sull’entrata, da via Santi, è stata posta una lastra in bronzo dello scultore ungherese Amerigo Tot.
Su questo progetto scrisse Roberto Pane (R. Pane, il teatro sospeso, in Casabella n. 325, 1968, p. 86): “il caso di Brindisi somiglia ad infiniti altri, non potendo o non volendo lo Stato provvedere alla tutela del patrimonio d’arte e di storia, si accetta il compromesso, cioè la riduzione del bene culturale che sarebbe invece desiderabile proteggere integralmente: una visione pratica che molte Soprintendenza alle antichità ed ai monumenti hanno fatto troppo spesso propria”.
Bibliografia:
D. Caiulo, Storia e progetto della riqualificazione urbana (pp.43-44)